Matteo Pati - 04-02-2006
«Raramente troverete persone di merito in luoghi di potere» (Mario Lussignoli)
Intimidazione e censura. Questo il binomio cui si può ridurre la strategia politica del preside dell'istituto V. Gambara, Graziano Melzani. Tutte le iniziative studentesche vengono boicottate da questo preside, detentore di un potere che va oltre quello istituzionale, con circolari e annunci all'interfono intimidatori, fotografie durante le manifestazioni e interrogatori agli studenti. In occasione della recente occupazione, alcuni ragazzi sono stati più volte chiamati in presidenza dove, al cospetto del preside e di parte del corpo docente e del personale scolastico, hanno subito interrogatori singoli. Sembra surreale ma, come ci hanno riferito gli studenti interessati, è realtà, e non era neanche la prima volta. È questo, dicono, il modo con cui vuole dividere gli studenti, disincentivarli dalla partecipazione politica a scuola.
A quanto pare, però, questo potere non viene esercitato unicamente sugli studenti. Al Gambara insegna un professore che «non è solo un professore, ma anche un amico»; questi, dopo che ad un consiglio di classe una ragazza gli aveva fatto cenno di aiutarla, perché aggredita dai professori, è stato minacciato dal preside di appositi provvedimenti qualora avesse continuato ad avere quel rapporto stretto con i suoi studenti. Per non parlare poi della professoressa costretta a chiedere il trasferimento a Palermo.
Questo comportamento autoritario del preside Melzani è sia palesemente nocivo per la professionalità dei singoli docenti, ma soprattutto anche gravemente diseducativo dal punto di vista dell'autonomia degli studenti. La funzione di insegnare a pensare è dell'insegnante, ma questo ruolo è tuttora vacante. Per questo l'istituto magistrale Gambara sembra sempre più assomigliare ad un'azienda carceraria.
«Contro ogni violenza, contro ogni totalitarismo, contro ogni iniquità di potenza, contro ogni corruzione, il giovane d'oggi non ha, suprema difesa, altro che l'intelligenza: è l'unica sorgente di luce e di forza che gli permette di orientarsi nel difficile labirinto della libertà» (Mario Lussignoli)
Intimidazione e censura. Questo il binomio cui si può ridurre la strategia politica del preside dell'istituto V. Gambara, Graziano Melzani. Tutte le iniziative studentesche vengono boicottate da questo preside, detentore di un potere che va oltre quello istituzionale, con circolari e annunci all'interfono intimidatori, fotografie durante le manifestazioni e interrogatori agli studenti. In occasione della recente occupazione, alcuni ragazzi sono stati più volte chiamati in presidenza dove, al cospetto del preside e di parte del corpo docente e del personale scolastico, hanno subito interrogatori singoli. Sembra surreale ma, come ci hanno riferito gli studenti interessati, è realtà, e non era neanche la prima volta. È questo, dicono, il modo con cui vuole dividere gli studenti, disincentivarli dalla partecipazione politica a scuola.
A quanto pare, però, questo potere non viene esercitato unicamente sugli studenti. Al Gambara insegna un professore che «non è solo un professore, ma anche un amico»; questi, dopo che ad un consiglio di classe una ragazza gli aveva fatto cenno di aiutarla, perché aggredita dai professori, è stato minacciato dal preside di appositi provvedimenti qualora avesse continuato ad avere quel rapporto stretto con i suoi studenti. Per non parlare poi della professoressa costretta a chiedere il trasferimento a Palermo.
Questo comportamento autoritario del preside Melzani è sia palesemente nocivo per la professionalità dei singoli docenti, ma soprattutto anche gravemente diseducativo dal punto di vista dell'autonomia degli studenti. La funzione di insegnare a pensare è dell'insegnante, ma questo ruolo è tuttora vacante. Per questo l'istituto magistrale Gambara sembra sempre più assomigliare ad un'azienda carceraria.
«Contro ogni violenza, contro ogni totalitarismo, contro ogni iniquità di potenza, contro ogni corruzione, il giovane d'oggi non ha, suprema difesa, altro che l'intelligenza: è l'unica sorgente di luce e di forza che gli permette di orientarsi nel difficile labirinto della libertà» (Mario Lussignoli)
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